E' solo allarmismo ingiustificato?
Le recenti parole di rassicurazione dell'Assessore alla Salute Riccardi, in relazione alla situazione del servizio sanitario locale, non sono di alcun conforto perché l'azione demolitrice sul presidio ospedaliero di Cividale continua e non certo a sua insaputa.
Ultima scelta in ordine di tempo riguarda la probabile prossima chiusura del Laboratorio analisi che supporta Pronto Soccorso e Reparti. Non è solo un'ipotesi poiché si sta già istruendo gli infermieri del Pronto Soccorso ad effettuare esami ematologici utilizzando strumentazioni point-of-care (POCT). Sono analisi svolte in prossimità del sito di cura. Questi test hanno già dimostrato la scarsa affidabilità se non gestiti da un tecnico specializzato che possa tararli e rilevare un eventuale malfunzionamento. E' accaduto che segnalassero falsi positivi, come nel caso della determinazione dell'emogasanalisi, con induzione a terapie non idonee o superflue.
Inoltre va tenuto presente che, qualora un infermiere fosse fuori con l'ambulanza, come può l'infermiere che si occupa del Pronto Soccorso eseguire gli esami clinici e contemporaneamente assistere i pazienti presenti in Osservazione Breve? E' evidente la criticità di questo assetto organizzativo.
Non sono critiche pregiudiziali ma la constatazione di fatti.
Se la scelta è di tipo economico, allora non si capisce perché sta prendendo sempre più consistenza l'ipotesi di appaltare il servizio di ambulanza dislocato a San Pietro al Natisone; è noto che i servizi esternalizzati sono più costosi.
E' evidente la necessità di reperire più personale ponendo rimedio alla norma nazionale che limita le assunzioni in Friuli.
Questo è il compito della politica.
Ribadito che il collegamento con l'ospedale di Udine è imprescindibile per la sopravvivenza delle funzioni ospedaliere, segnalo che già all'epoca della riforma Fasola nel 1994-95, lo storico Comitato di difesa dell'ospedale locale aveva indicato un grave pericolo incombente: il ruolo egemone dell'ospedale di Udine avrebbe divorato tutte le risorse economiche e umane delle strutture territoriali.
Nei fatti questa profezia si sta avverando sotto i nostri occhi poiché la riforma svela il vero obbiettivo, assecondare il gigantismo di Udine che sta portando al disastro il sistema; questo lo constatano quotidianamente malati e famigliari.
E' sufficiente accedere a reparti e ambulatori dell'ospedale di Udine per constatare il sovraffollamento. Questo determina, a volte, anche un palese fastidio degli operatori rispetto a pazienti che arrivano da zone extra udinesi.
Neppure pagare le prestazioni in libera professione è più di aiuto; disorganizzazione, ritardi e poca attenzione hanno invaso anche questo settore.
Per questo motivo si moltiplicano strutture private che vivono di soldi pubblici, vedi liste d'attesa.
Va rimarcato che la continua emanazione di riforme, mettendo sotto stress l'intero sistema, impedisce allo stesso di funzionare al meglio.
Questo è noto a chi si occupa di sistemi complessi.
Il completo fallimento della classe politica è evidente nella delega della programmazione ai Direttori che, peraltro, non dimostrano alcun attaccamento e amore verso l'Azienda, il suo territorio e, sopratutto, verso la popolazione.
Con questa scelta l'Assessore Riccardi ha trovato un modo pilatesco per lavarsi le mani davanti al disastro incombente.
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