In questo momento di grave difficoltà del nostro Paese e della realtà sanitaria locale, fuori dal confronto elettorale, mi sento di avanzare alcune proposte operative, forte della mia esperienza professionale pluridecennale in ambito sanitario.
Invito a prendere atto del fatto che il modello di sanità ospedaliera centralizzata, sposato negli ultimi decenni dalle Giunte regionali che si sono succedute, ha talmente impoverito il sistema sanitario regionale che non riesce più a rispondere adeguatamente all'attività ordinaria, figuriamoci ad un'emergenza come un'epidemia.
Teniamo anche presente che la nostra è zona sismica e chi ha vissuto il terremoto del 1976 sa bene quanto importante sia stato l'apporto degli ospedali periferici per la cura dei feriti e traumatizzati. Incrociamo le dita ma nell'eventualità troviamoci pronti.
Ci sono due aspetti da considerare sull'emergenza Coronavirus per come viene gestita a livello regionale.
* Uno riguarda l'organizzazione all'interno degli ospedali, compreso quello di Cividale.
In questi giorni drammatici il nostro Reparto Medicina ha registrato il tutto esaurito con l'utilizzo anche dei letti bis aggiuntivi. Certo si presume che la Medicina di Cividale accolga pazienti non contagiati ma chi può assicurare che sia così? Inoltre anche l'area di osservazione del Pronto Soccorso ha dovuto aggiungere letti proprio per sopperire all'insufficienza dei posti in Reparto.
Così non rispettiamo le disposizioni ordinarie codificate relative alle distanze minime tra i letti e queste sono ancora più importanti nel momento in cui è necessario evitare il diffondersi del contagio.
E' evidente che qualora fosse ancora disponibile l'altra sezione medica, chiusa da tempo, il rischio sarebbe inferiore e il reparto potrebbe accogliere anche il surplus di pazienti che grava su Udine con una sistemazione più sicura, rispettosa e decorosa. Invito l'Assessore e i Dirigenti dell'Azienda sanitaria a prendere in seria considerazione questa possibilità non solo per l'oggi ma anche per il futuro.
* Altro aspetto attiene alla prevenzione del diffondersi del virus che evidenzia una falla nel sistema regionale.
Sappiamo che gli anziani sono i soggetti più a rischio. Ebbene ne vediamo molti che girano inconsapevoli e indisturbati per la città e i negozi.
Sono stati informati del rischio che corrono?
Molti non hanno famigliari che li sorvegliano, non comprendono le indicazioni date in televisione, a volte dimenticano quanto sentito.
Come aiutarli?
Attraverso l'Anagrafe sanitaria la Regione può estrapolare gli elenchi degli anziani a rischio, trasmetterli ai Comuni e questi possono farsi carico, con il Servizio sociale, il Distretto sanitario e i volontari della Protezione civile, di contattarli, informarli e attivare il servizio di consegna alimenti e farmaci. Credo che molti cittadini in salute si renderebbero disponibili anche solo nell'ambito della propria frazione o borgo.
Sarebbe una grande e meritoria azione di prevenzione ed eviterebbe il peggiorare della situazione.
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