MESSAGGERO VENETO 31 agosto 2022
CIVIDALE
Spinta dall'esperienza personale, Claudia Chiabai, solleva il problema del mancato servizio, quanto meno nel Cividalese, dello svolgimento a domicilio dei tamponi, sollecitando l'Azienda sanitaria a chiarire come debba comportarsi un cittadino colpito dal Covid ma impossibilitato a uscire di casa per accertare lo stato di positività.
«Mi riferisco in primis alle persone non autosufficienti - spiega Chiabai -: porto la mia testimonianza poichè mia madre, che ha contratto il virus, non può lasciare la casa per sottoporsi al test. L'unico modo per noi è stato quello di eseguirlo autonomamente: questo dopo una lunga trafila di telefonate per capire come dovessimo muoverci ma rimaste prive di esito perché c'è un rimpallo di responsabilità che non permette di orientarsi. Quello che ho capito è che ad agosto sono state riattivate le unità di continuità assistenziale, ma che essendo esse su base volontaria non tutti i territori dispongono della stessa copertura e alcuni come il nostro sono scoperti quasi del tutto. Molto dipende dalla disponibilità del medico di medicina generale e la situazione varia da caso a caso: nel mio ne ho fortunatamente trovato uno pronto a venire a casa: riscontrata la positività sono entrata con mia madre nel sistema di tracciamento regionale. Mi era stato detto che avrei potuto chiedere al Distretto il tampone di controllo a domicilio, ma il servizio non è risultato attivo».
Morale: «Unica alternativa è rivolgersi al privato con relativa consistente spesa. Il Cividalese - l'accusa di Chiabai - ancora una volta paga e patisce, rispetto ad altre zone della regione. C'è tanta confusione e da questa situazione deriva anche il fatto che i dati regionali sui contagi non possono che essere per difetto». --L.A.
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