Il Congresso di un Partito è il momento più alto e importante della sua attività.
E' il confronto democratico su idee e progetti, metodo di lavoro, spirito di comunità.
Noi di AZIONE abbiamo svolto quello provinciale domenica 12 novembre indicando Andrea Zanin nostro Segretario.
E' stata presentata e discussa la mozione che fissa i valori e principi cardine che guideranno il nostro lavoro nei prossimi anni.
Di seguito potete leggere il testo integrale che si presta a molte riflessioni.
Per chi condivide, desidera contribuire, collaborare oppure aderire, sono a vostra disposizione.
Un cordiale saluto a tutti i lettori.
Claudia
MOZIONE
Negli ultimi 30 anni, dalla fine della prima repubblica e dei partiti di massa, passando per l’esperienza politica dell’Ulivo fino ai giorni nostri, il riformismo italiano, quello storico, nato dall’esperienza repubblicana del dopoguerra e rinato nella seconda repubblica sostanzialmente attraverso il grande successo delle liste civiche degli anni novanta, ha da sempre cercato un principio fondamentale: LA LIBERTA’; la libertà delle idee prima dei preconcetti, la libertà di poter fare ciò che si deve e con essa la trasversalità sociale della propria azione politica.
Cos’è rimasto di tutto ciò?
I partiti dichiaratisi successivamente riformisti hanno individuato nell’asse centrale della politica italiana il loro ambito d’azione, né di destra né di sinistra, ma asseveratori responsabili di programmi altrui.
È davvero questo il ruolo futuro del riformismo italiano?
Il semplice fatto di considerarsi liberali, popolari o liberal-socialisti ha fatto ritenere erroneamente ai riformisti di possedere di per sé una identità politica completa equidistante dagli schieramenti destra-sinistra e pensare di ritagliarsi uno spazio politico in un ipotetico centro dove vige la cosiddetta moderazione.
Ma il centro da molti rappresentato come uno spazio politico a sé stante, si è rivelato in realtà solo un’area di consenso elettorale, certificato dagli innumerevoli progetti politici falliti negli ultimi vent’anni.
Diverso invece è considerare il centro all’interno di uno schieramento.
Cosa significa quindi considerarsi di centro?
Norberto Bobbio spiegava come per la destra, quella liberale, il valore più importante fosse la libertà in tutte le sue forme, mentre per la sinistra, quella storica, il valore più importante fosse la giustizia, soprattutto quella sociale. Naturalmente Bobbio si riferiva alla realtà novecentesca. Successivamente le dinamiche sociali ed economiche si sono evolute verso una maggiore complessità, con esse anche le condizioni politiche. Molti principi sono ormai condivisi da entrambi gli schieramenti soprattutto dalle loro ali più moderate. Se noi ci consideriamo di centro è perché facciamo sintesi dei valori repubblicani di entrambi e riconosciamo loro pari dignità.
Oggi però la politica non si basa solo sulla contrapposizione tra destra e sinistra, ma anche tra europeismo e sovranismo, tra pragmatismo e massimalismo, tra senso di responsabilità e populismo, tra ricerca spasmodica del consenso e tutela del futuro delle prossime generazioni, cioè i nostri figli. E si badi bene queste differenze trovano alloggio sia a destra che a sinistra.
Questi sono i motivi per cui è nata Azione e per cui noi ci stiamo impegnando.
Il punto non è se esiste o meno un terzo polo, il punto è se esiste nell’elettorato.
Dall’avvento della seconda repubblica in poi, al netto delle varie leggi elettorali che si sono succedute, l’elettore, idealmente, bipolare lo è sempre stato. D’altronde nelle democrazie avanzate il confronto avviene da sempre tra riformisti e conservatori.
Da questa discriminante non si fugge.
Nelle attività sociali, culturali, lavorative, nella quotidianità, le persone si aggregano socialmente per condivisione di valori e conseguenti priorità, sensibilità, esperienze di vita, modalità di approccio ai problemi ed alla loro complessità, comprensione degli altri.
Quest’insieme di valori ed attitudini porta l’individuo ad una visione del mondo e di conseguenza ad una identità politica più o meno consapevole.
La nostra scala valoriale con chi può essere condivisa nell’ambito del panorama politico nazionale?
- rispetto dei diritti civili e degli altri prima di tutto;
- attenzione alle minoranze ed alle fasce più deboli della società;
- costruzione di un’Europa futura sui principi dei padri fondatori;
- autodeterminazione dei popoli e dei territori basato sul diritto di chiunque ad avere una vita dignitosa, adeguata alla propria cultura e religione;
- interclassismo, orientato ad uno sviluppo socioeconomico omogeneo basato sul principio di sussidiarietà e complementarità delle classi sociali - Scuola e sanità pubblica;
- Parità di genere;
- presenza dello stato dove sussistano regimi di monopolio;
- sostenibilità ambientale;
La risposta va da sé.
Se l’alternativa è se noi siamo conservatori o riformisti, la risposta deve essere chiara: noi siamo riformisti.
In questo momento storico l’area riformista ha una sola strada per riprendere in mano le sorti del paese ed indirizzarlo verso uno sviluppo sociale ed economico omogeneo: condividere questi valori con l’area progressista, riservandosi allo stesso tempo la libertà di sostenere proposte serie e responsabili da qualsiasi parte esse arrivino.
Naturalmente ciò potrà avvenire solo quando le condizioni saranno mature per un confronto programmatico aperto e paritetico, tale da non compromettere il profilo valoriale ed identitario del partito.
Non abbiamo altre occasioni se non adesso.
Tutti noi siamo a conoscenza della situazione in cui versa lo schieramento progressista e riformista a livello nazionale. Strategie politiche, assetti futuri da preparare, posizioni da difendere, rapporti interpersonali compromessi tra quadri dirigenti, tutte vicende nazionali che purtroppo si ripercuotono, il più delle volte senza motivo, anche localmente. Una parte della società, quella che condivide le stesse nostre sensibilità e una stessa visione di futuro, non vuole attendere, non vuole assistere oltre modo alla progressiva evoluzione sociale frutto di una politica conservatrice, che solo alla fine del suo percorso si manifesterà in tutta la sua gravità, sociale e di sistema.
Bisogna sì avere una visione prospettica, ma allo stesso tempo attuare un’azione politica che sia strettamente correlata ai problemi reali e quotidiani delle persone e dei territori.
Dobbiamo avere una sensibilità popolare che sia socialmente trasversale, dobbiamo ascoltare le paure delle persone, siano esse reali oppure indotte, fare proprie le loro speranze. Bisognerà agire su piani diversi. Le ultime elezioni amministrative in regione sono state un esempio, l’unione di due facce della stessa medaglia come è avvenuto prima a Codroipo poi a Udine, quella civica e quella partitica è stata vincente e ci ha fatto comprendere che lungimiranza ed unità, tralasciando i massimi principi, sono un binomio vincente.
Unire gli intenti, in qualsiasi ambito, vuol dire sforzarsi di comprendere le ragioni dell’altro.
Le prime liste civiche, nate all’inizio della seconda repubblica, pur politicamente eterogenee, a volte anche trasversali rispetto agli schieramenti politici di allora, composte da persone con diverse sensibilità e conseguenti priorità, si misero in discussione e spinsero oltre l’ostacolo le proprie certezze ideali, con il solo esclusivo fine di amministrare nel migliore dei modi le proprie comunità risolvendo quotidianamente problemi concreti e contingenti.
Dobbiamo creare una rete civica, a livello di area vasta, un coordinamento civico riformista e progressista, dove condividere e sviluppare una nuova consapevolezza politica unitaria, una stessa visione di comunità, di territorio, di approccio alla cosa pubblica senza preclusioni di sorta.
10-15 anni di politiche locali conservatrici o semplicemente limitate a visioni localistiche, legate a dinamiche vecchie di 40 anni: la mancanza di una visione territoriale d’insieme, l’esclusività dei rapporti sociali, la limitata laicità istituzionale, il tutto condito dalla tranquillità del tempo che scorre indisturbato, ma, purtroppo, anche inesorabile.
Ma la tranquillità del “fatalismo politico” porta con sé l’isolamento sociale, politico, economico di un territorio, compreso l’accumularsi delle questioni complesse che richiedono un approccio multi disciplinare e multi-territoriale.
Sanità ed assistenza sociale territoriale in una condizione di confronto paritetico con la regione e le sue politiche sanitari; un moderno assetto delle istituzioni locali di area vasta; una pianificazione strategica dei servizi locali e di rete; uno sviluppo socio-economico che sfrutti al massimo la vocazione geopolitica di questa regione; un connesso sistema intermodale e logistico a servizio del porto di Trieste come opportunità di sviluppo per il territorio regionale; un assetto urbanistico che tenga conto dell’interconnessione urbana tra le categorie sociali e del mantenimento del giusto rapporto tra aree urbane e territorio libero contermine; spopolamento ed emigrazione giovanile.
Un nuovo patto di coesione territoriale che sappia rileggere la complessità del nostro territorio regionale per connettere le sue diverse componenti, invece che considerarle a sé stanti: quella urbana e quella rurale; la montagna e la costa, la collina e la pianura.
Sono solo alcuni, tra i temi più urgenti, e richiedono un approccio interconnesso ed un approfondimento pragmatico urgente.
Il tutto in un contesto europeo – considerando anche le elezioni prossime - dove si riconosca e promuova il valore strategico alla nostra Regione chiedendoci quale Friuli Venezia Giulia serva a realizzare la nostra idea di Europa e non viceversa.
Al nostro interno invece cosa possiamo fare per AZIONE?
In primis va ricercata una forte coesione tra le varie espressioni territoriali del nostro partito attraverso un aperto e schietto confronto, applicando i sani principi della mediazione politica.
Quindi una valorizzazione delle competenze che dia pragmatismo alla nostra azione politica ed accresca la capacità interlocutrice del partito nei confronti delle altre forze politiche ed il suo consenso nella società.
Dobbiamo dare molto spazio allo spirito innovatore dei nostri giovani, condizione fondamentale per avere una maggiore visione prospettica del futuro.
Infine, dare il nostro contributo facendo una politica che sia realmente territoriale, elaborando una serie organica di proposte che abbiano lo stesso obbiettivo: fermare la decadenza socio-economica della regione ed allo stesso tempo stimolare i territori locali a fare lo stesso.
Congresso provinciale di Udine
Udine, 12.11.2023
Andrea Zanin
Candidato Segretario
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